Le misure dell'amore coniugale

Viviamo in un periodo che tende a misurare, a dare voti a tante manifestazioni dell’amore umano. Ci siamo chiesti se questo può valere anche per la coppia di sposi. E ci siamo risposti che c’è una sorta di sistema metrico dell’amore che permette di misurare l’altezza, la profondità e la larghezza della nostra camera nuziale….sono la povertà, la castità e l’obbedienza.

Con i tempi attuali risultano un po’ stridenti. E’ come se a questi vocaboli e al loro significato più profondo qualcuno avesse fatto una brutta propaganda. Eppure non ci può essere abbraccio avvolgente e intimo che non sia in primis casto, non ci può essere gestione serena e generosa dei  nostri beni  che non sia anche povera e non esiste relazione nuziale che non viva nella più intima obbedienza al Sacramento delle nozze.

Castità

Per ritrovarsi uniti nell’incontro intimo è necessario che tutti e due abbiamo ben chiaro nel cuore che c’è in palio per noi non solo un momento di piacere, ma che nell’amplesso ci viene donato un mattoncino per costruire la nostra comunione profonda.

Intanto è fondamentale che i coniugi si ricordino che la gioia dell’unione tra gli sposi è un dono che Dio ha fatto alla coppia. Sì, è proprio un regalo, che permette ai due di vivere nella loro quotidianità momenti di intima unione e di creare una complicità capace di uscire dalla camera da letto per inondare tutta la loro casa. Parliamo della carnalità di ogni coppia che ha nel suo cammino di conoscenza erotica una scuola di dialogo intenso e profondo, vera e autenticamente incarnata nel vissuto di entrambi.                                                                                                              

In quanto dialogo, l’incontro intimo contiene tutti i termini di una nuova lingua che va imparata  continuamente. Frequente è il disorientamento delle coppie quando si rendono conto che l’erotismo è una realtà cangiante e complessa, che non ha nulla a che vedere con le nozioni di sexi-soft-pornografia che un po’ tutti abbiamo imparato dalla cultura “voyeurista” e volgarmente ammiccante in cui viviamo.

La grandezza dell’amplesso non è dato da parametri esterni ai due, ma proprio dall’intimità della comunione che riesce a creare. E pazienza se non è sempre tutto facile, pazienza se non tutto fila sempre liscio.

A volte ci sono abbracci scambiati dopo un amplesso deludente che avvicinano i cuori più di un orgasmo comune. Ma dobbiamo avere il coraggio di fare l’amore castamente, cioè di mettere al centro la nostra relazione, facendo attenzione ai desideri di entrambi.

Abbracciare e baciare godendo di ciò e non prendendo per sé e basta. Ascoltare il corpo nostro e del coniuge, magari facendo il primo passo per andargli incontro. Mettere nelle sue mani i desideri  e i sogni che abbiamo.

Tutto questo lascia ai due la possibilità di attingere dall’amplesso il gusto di cui abbiamo bisogno in quel momento: la gioia dell’incontro, la vicinanza in un momento difficile e molto ancora.

Povertà

Povertà è un termine che sentiamo di frequente in questo periodo. La crisi economica che ci avvolge ha messo molte famiglie in una situazione economica instabile, con un futuro molto più incerto di qualche anno fa. Ma era proprio così? Avevamo davvero così tante certezze da rendere il nostro vivere più sereno? Non lo sappiamo e non vogliamo entrare in questa ambito. Ci piace però mettere al centro tema non solo i soldi, i pochi o i tanti che possediamo, ma piuttosto chi ha il potere su di essi. Noi controlliamo i nostri soldi o loro controllano noi? Il Signore non ci vuole “straccioni”. La  miseria abbruttisce, rende la vita pesante!

Eppure Gesù ci invita  ad essere poveri. Cosa ci vuole dire?

Abbiamo soldi e cose, alcune di queste necessarie per noi e per la nostra famiglia, ma abbiamo anche beni superflui. Dire se sono tanti o pochi non ci è di aiuto, è certo che quello che abbiamo in più lo possiamo usare per toglierci uno sfizio o per dare a un nostro fratello bisognoso un aiuto indispensabile per la sua vita… è una scelta che dobbiamo tenere a mente.

Bene è anche ricordarci che Gesù ha speso parole molto chiare  in merito a questo, siamo chiamati a farci carico di coloro che vivono situazioni di povertà. Senza mai smettere di ricordarci che l’avidità risiede in tutti i cuori e donare qualcosa di nostro è il solo modo per ridimensionarla. Si tratta di un cammino in salita, in cui si trovano molti ostacoli davanti! I nostri beni non sono i nostri. Anche se ci sono costati sudore e fatica dobbiamo riconoscere che abbiamo sempre molti grazie da dire. Il fatto che ci siano persone meno intraprendenti e volenterose di noi dal punto di vista economico-gestionale non ci deve far dimenticare la carità.  Nel nostro bilancio dovrebbe esserci sempre questa voce per poter essere, con un nostro gesto, Provvidenza viva per un fratello nel bisogno.

Obbedienza

Castità e povertà sono possibili solo se siamo liberi? Forti? No, è possibile solo se siamo nell’obbedienza profonda alla voce del Signore

Il nostro sentirci inadeguati è molto presente nel nostro vivere di sposi e genitori. Non sappiamo tutto e soprattutto oggi non sappiamo se saremo all’altezza di tutti i compiti che ci sono chiesti, ma a noi è chiesto di essere fedeli alla  nostra vocazione, di non fuggire e di non lasciare ad altri ciò che il Signore chiede a noi.

Restare fermi sostenuti da Lui, con le preoccupazioni vive ma con la certezza che il Signore non ci lascerà mai da soli. Dobbiamo essere appassionati della nostra famiglia, del nostro ruolo di genitori e di sposi. Ubbidire alla nostra chiamata, è questa l’obbedienza che ci viene chiesta.

Povertà, castità, obbedienza ci portano sempre di più sulle orme di Gesù, ma per viverle occorre chiederli.

Dobbiamo chiedere al Signore ogni giorno luce per la nostra castità, per il rapporto con i beni, per obbedire alla verità della nostra vocazione. E metterci in ascolto della sua Parola che magari giunge a noi anche dalla lettura di una rivista.

di Nicoletta e Davide Oreglia - Ufficio Famiglia di Mondovì

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